Era il
momento di spiccare realmente il volo,
era l’attimo
giusto per abbandonare le catene che lo legavano al suolo.
Adesso che
poteva, nulla avrebbe potuto bloccarlo.
Iniziò così
a fluttuare nell’aria;
come una
piuma, librava nel vuoto salendo sempre più.
Il colibrì
che non si era mai allontanato voleva sospingerlo nell’etere,
ma il
poesiante aveva in mente un’altra destinazione,
le storie
del suo cuore:
i ricordi,
le avventure, i sorrisi e i fremiti provati.
Sentiti, sì,
ma mai rinchiusi in delle righe.
Fu così che
prese il piccolo volatile in custodia per un po’ di tempo,
lo afferrò
per l’ala e lo accompagnò nel suo volo:
un sogno
vissuto, sbiadito col crescere della razionalità.
Il resto fu
circostanza:
Eolo
spalancò le finestre, le zanzare smisero di ronzare,
la pioggia continuava a battere sulla tastiera i suoi
pensieri
e insieme al colibrì il poesiante fluttuò verso storie.
Leggiadra e soave sensazione,
membra che si sgretolarono al contatto con l’aria,
pensieri che indicarono la via, come un tramonto sul mare.
La sua essenza si miscelò agli elementi del cielo.
“Da adesso ti parlerò io Coli… brrrr… i.
Ora tocca a me spiegarti cosa sia veramente un essere umano,
e ti ringrazio infinitamente.
Senza il tuo aiuto non sarei mai riuscito a rendere le mie
dita pioggia,
non sarei mai stato capace di sparare alle mie paure,
non mi sarei più mosso.
Il tuo chiamarmi dalle pagine bianche mi ha aperto gli occhi,
hai preso per mano i miei pensieri e li ha fatti danzare,
hai forgiato la mia autostima.
Vola con me ora che ho infinite storie da tramandarti
e se puoi, una volta che le hai ascoltate,
torna a danzare per qualcun altro.”
In risposta ottenne un:
“Prrrrr….. omesso.”
Da quel momento svanirono insieme nella dimensione dei
ricordi.
Nessun commento:
Posta un commento