04/05/13

Extras 1) Anteprima! Libro: "la bambola vudù illuminata"

Mille aghi intersecano al suolo,

milioni di scintille sono riflesse dal bagliore del sole su di essi;

mille aghi rimangono al suolo immobili,

un’immensa distesa di gioco dello shanghai.

Mi chino e ne estraggo rapidamente uno,

sono travolto da uno tsunami ad effetti domino.

Non ho considerato prima la posizione degli altri.

Avrei potuto farmi male,

avrei potuto non trovare la giusta soluzione all’enigma.

Al mio collo però dondola un pendolo e ormai l’ho fatto …

L’ho fatto oscillare uscendo dall’apatia comune.

Non sono più una bambola vudù in mano a loro,

riesco finalmente a strapparmi gli aghi di dosso

e ad abbandonarli lungo il mio cammino.

Il mio sangue e quello di noi comuni ne ungono le punte,

dal primo estratto cade una goccia vicino ai miei piedi,

si estende ad una grande pozza, nella quale riesco a rivedermi

-

Avevo sei anni e stavo in riva al mare dell’adriatico, gli altri bambini giocavano a fare dei castelli di sabbia e si divertivano nell’acqua con palloni, schizzate, tuffi, corse, nuotate …

Io invece me ne stavo assorto nelle mie riflessioni, in mano un pugno di sabbia che lasciavo lentamente scorrere a granuli verso terra.

Osservavo i singoli granelli mentre come in una clessidra scandivano il tempo dei miei pensieri. In quel momento si avvicinò un amico di mio padre.

“Mirko che fai qui, vuoi costruire un castello di sabbia?”

Avevo dunque destato un’attenzione alla mia causa, non che ne fossi interessato anche perché le risposte le volevo trovare da solo, ma mi convinsi che forse un adulto avrebbe potuto guidarmi verso una giusta soluzione.

“ No in realtà mi stavo chiedendo da cosa fosse composta la sabbia, hai mai notato che ha mille colori, ma da lontano sembra marroncina?”

Ugo, così si chiamava l’adulto, rimase un po’ sorpreso della domanda e mi raccontò storie studiate all’università riguardanti sali, conchiglie, parti di gas e mille altre cose che non ricordo e non ho la minima intenzione di andare a rivedere sulle enciclopedie.

Io in realtà ci vedevo tutt’altro.

Io all’interno della sabbia vedevo l’oro, così scintillante da poter far riflettere l’intera spiaggia.

Vedevo i colori del mare mi sembrava di scorgerne all’interno distese di oceani con esseri viventi molto più piccoli di noi.

Non solo mi sembrava addirittura che ogni piccolo granello avesse un proprio microcosmo interno pieno di vita.

“Dai facciamo un castello di sabbia che sicuramente è più divertente.”

A distogliermi dai miei pensieri ovviamente era l’amico di mio padre.

Mi misi con lui a lavorare la sabbia e non pensai oltre.

-

Purtroppo diventare adulti vuol anche dire chiudere gli occhi ai sogni, serrare la mente ai nostri obblighi, sbarrare le porte del carcere della nostra società, entrando a far parte del comune schiavismo inconsapevole.

Mi sbaglio?

Illuminatemi voi allora che parlate con bocche manipolate da persone delle quali nemmeno conoscete l’esistenza!

Io ora lentamente cercherò di tornare ad essere un bambino, per avere la mente libera come in quel preciso istante in cui, solo con me stesso, stavo seduto sulla spiaggia ad osservare la sabbia e a cercare di capire.

Per fare ciò dovrò affrontare un ago alla volta, con calma e dedicandoci molta attenzione, per non smuovere irrimediabilmente tutti gli altri.

Osservo nuovamente bene il primo e mi ritrovo nel nulla, in mano un pugno di sabbia …

Un’espressione che forse qualcuno ha coniato per forviarci.

Io questa volta adulto ma con la capacità di osservare.

Allento leggermente la presa ed un singolo granello argenteo ne fuoriesce dal basso, mentre cade, riesco ad osservarlo in tutto il suo splendore.

Uno specchio che riflette il mio viso.

Ne seguono molti altri di granelli in caduta ma nessuno con lo stesso colore, odore o forma. Differiscono l’uno dall’altro in maniera eclatante.

L’oro che vedevo da piccolo lo riesco a scorgere ancora, mi racconta storie di ville immense, di piscine, di viaggi,di specialità da degustare, di sport, di politica, di mare, di montagna, di agi, di …

Aspetta ... le immagini cominciano a sbiadire ….

Sono avvolto dalle nubi, mi circondano, m’intrappolano, mi abbracciano.

Le nuvole si tingono di rosa e prendono forma.

Sono forti, sono sensibili, sono materiali, sono delle braccia.

La cosa più preziosa è e rimarrà sempre l’affetto che viene espresso da una coccola, da un sorriso o da una semplice carezza. Il bisogno del contatto con il calore corporeo, la smania nel sentirsi sempre protetti o ancora l’odore dell’amore.

Un gioiello che non si perde nel tempo, una pietra preziosa che non può invecchiare. Era questo, che vedevo nell’oro.

Mi concentro ora sul blu oceano e penso a quanto sia vasto il mare. Penso a quanti esseri, che nemmeno ancora conosciamo, stiano migliaia di leghe sotto allo stesso. Mi concentro sul colore che lascia sulla sabbia e me ne domando il perché.

Forse perché vuole mandarci qualche segno tangibile della sua immensità in qualcosa che possiamo afferrare con mano?

Forse perché desidera indurci ad osservarlo più da vicino proprio per farci capire che esso è molto più capibile di quanto noi stentiamo a credere?

O Forse semplicemente vuole dirci che in ogni parte di noi vi è un oceano.

Una vita nelle minime cose che ci compongono.

Pensiamo ad una cellula per esempio: parte infinitesimale del nostro organismo con vita propria.

Qui con i miei pensieri mi collego all’ultimo ragionamento fatto da piccolo: Ogni granello mi sembrava avesse una vita propria come un piccolo microcosmo.

Osservo più nel dettaglio e vedo animaletti microscopici muoversi. Esseri talmente piccoli da stare in migliaia in un singolo granello. Non uso gli occhi per vederli, sia ben inteso, apro semplicemente la mente che sempre tenevo chiusa a chiave.  Ammiro questa meraviglia e mi nasce spontanea una riflessione:

“Se anche noi fossimo il piccolo microcosmo di qualche essere gigante superiore?

Se vivessimo in un granello chiamato, non a caso, pianeta terra?”

L’universo è infinito per noi

Bene se è questo il punto di partenza, allora per un attimo provo a pensare a cosa quell’essere microscopico veda quando io prendo la sabbia in mano.

È uno sforzo notevole arrivare ad immedesimarsi.

Mi sento restringere, risucchiare in un vortice e chiudo l’occhio della mente un attimo. Nel momento in cui lo riapro, mi trovo solo in riva al mare di notte. Osservo il cielo nero. Guardo oltre e vedo l’oscuro universo adornato di qualche stella qua e la. Ho paura del buio, semplicemente perché non riesco a scorgere cosa esso celi. Ho timore dell’oscurità perché tutto ciò che non si conosce, è pericoloso. Ho un sentore che quella pece nasconda milioni di segreti.

È proprio così dunque …

Anche quei piccoli esseri vedono quello che viviamo noi, ma allo stesso modo nostro non riescono a scorgerci, perché siamo troppo grandi da essere considerati viventi, siamo semplicemente struttura portante del loro pianeta.

Ammirano i nostri punti più in luce, le nostre stelle, tra le quali sicuramente i tre pilastri: fede, forza e carità.  Io tuttavia credo che ancor più notino: saggezza, onestà e amore. In queste virtù ricreano le loro costellazioni e noi diventiamo il loro universo immenso ed impensabile.

Un (i) verso …

la nostra mente va in un'unica direzione, alla fine come le bussole indica sempre e solo una strada, la più fredda, quella verso il nord.  Effettivamente basta estrarre l’ago dal suo contenitore per poterlo lanciare in ogni direzione. Se dunque riuscissimo a toglierlo dal nostro corpo, potrebbe viaggiare in modo ellittico come ha fatto nei miei pensieri. Devo sforzarmi di togliere ogni altro dubbio dal mio corpo dunque, e capire altro, realizzare ciò che finalmente potrebbe rendermi libero.

“Voglio tornare bambino sarebbe tutto più semplice …”

Quante volte ho pensato a questa frase nella mia vita!

“Voglio diventare grande per loro è tutto più facile …”

Una sottile differenza è racchiusa in questi due pensieri, l’adulto ricerca la serenità, il piccolo la conoscenza .

Non dovrebbe forse essere il contrario?

by Mirko Delgrossi

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